Bodo/Glimt-Roma, l’analisi tattica: due disattenzioni banali decidono la sfida

Giacomo Emanuele Di Giulio
08/04/2022 - 7:58

Bodo/Glimt-Roma, l’analisi tattica: due disattenzioni banali decidono la sfida

BODO ROMA ANALISI TATTICA – Finisce dopo 10 risultati utili consecutivi la striscia positiva di una Roma disattenta nei due episodi decisivi che decidono un match che l’aveva vista andare in vantaggio e rischiare solo per supremazia territoriale e percentuali di possesso palla ma migliore nell’indice di pericolosità e nel sapere mettere l uomo davanti al portiere. Non bisognerà sbagliare nulla nella gara di ritorno, con una squadra come quella norvegese sicuramente inferiore alla fase a gironi dove la qualità di Botheim e Solbakken risaltava rispetto agli attuali offensivi ma organizzata e ben guidata da un tecnico per il quale fossimo in squadre medie dei 5 maggiori campionati europei si potrebbero fare pensieri.

Moduli e sviluppi del gioco

Mourinho conferma gli 11 di Genova con davanti a Rui Patricio il solo Kumbulla che fa rifiatare Smalling, sistemandosi centralmente nei 3 dietro con a fianco Mancini e Ibanez. Zalewski e Karsdorp confermati sugli esterni con Cristante e Sergio Oliveira in mediana a creare con Pellegrini e Mkhitaryan il quadrilatero a sostegno di Abraham. Knutsen ha il suo 4-3-3 consolidato con Moe e Hoibrayten davanti a Khaikin, con Sampsted e Wembangomo terzini. In mezzo c è Hagen in regia, con Vetlesen e un interessante Saltnes mezzali a sostegno di Espejord, con Pellegrino e Koomson ai lati.

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Primo tempo più di marca norvegese, i maggiori pericoli però li crea la Roma

Come nelle gare precedenti, il Bodo si conferma una squadra che corre sempre in avanti in entrambe le fasi, scala alta in fase difensiva, lavora su pressione coordinata e va sulle linee di passaggio mentre in fase offensiva corre negli spazi profondi occupando con molti giocatori i 30 metri finali e l’area di rigore. Muove sempre molti giocatori sopra la linea della palla, agevolando transizioni che se gestite correttamente come scelta e ultimo passaggio possono dare vantaggi che la Roma deve sfruttare. I giallorossi nella prima metà del primo tempo tendono a volere passare dalla zona centrale del campo quando lo schieramento e atteggiamento degli uomini di Knutsen concede spazi sugli esterni prediligendo una forte densità centrale con chiusura delle linee di passaggio e il portatore palla avversario subito accerchiato e isolato. Nel momento del recupero palla, sempre correttamente scaglionati e vicini, i norvegesi trovano una circolazione veloce che li porta velocemente nella metà campo offensiva. La Roma raramente riesce a sviluppare con continuità, prova a marcare forte sugli esterni e con Mancini e Kumbulla sui rispettivi avversari e a scalare in avanti sulla costruzione bassa avversaria ma Moe e Hoibrayten con un semplice scambio eludono la prima pressione uscendo in maniera pulita ora sugli esterni, ora sulle mezzali, ora su Hagen nei momenti in cui Mkhitaryan non riesce ad attenzionarlo. Nei momenti di gestione palla, con ritmi non elevati e poca mobilità, i giallorossi faticano ad accompagnare in avanti dopo la transizione nonostante gli spazi, consentendo di recuperare posizione e ripiegamento ai norvegesi che hanno più corsa e disciplina tattica. La Roma deve appoggiarsi alla qualità dei suoi singoli per confezionare 3 palle gol limpide e trovare il vantaggio con Pellegrini dopo una rifinitura sontuosa di Mkhitaryan. Un’altra criticità del primo tempo riguardo gli sviluppi offensivi è la postura di Karsdorp spesso imperfetta quando riceve in ampiezza ,mai orientato in avanti(a differenza di Zalewski sempre risolutivo nell’uscita con palla)e leggibile nelle intenzioni.

Nella ripresa i giallorossi dilapidano con disattenzioni banali un vantaggio prezioso

Al rientro il Bodo mantiene il consueto ritmo ma senza pungere, con i 3 avanzati raramente pericolosi ma Rui Patricio trova modo di andare in soccorso macchiandosi di un infortunio che segnerà i destini della gara. Nonostante una deviazione maligna, l’errore non trova giustificazione a fronte dell’esperienza del suo profilo e finirà per condizionare per una decina di minuti l atteggiamento dei compagni, galvanizzando un Bodo che difficilmente avrebbe potuto dare corpo ai suoi sviluppi di gioco. Il contraccolpo è evidente e la Roma adesso soffre, con Mkhitaryan che dovrebbe abbassarsi vicino a Cristante e Sergio Oliveira(virando in un 3-5-1-1)spesso in inferiorità numerica lì in mezzo al campo durante i 90 minuti anche per il non eccelso dinamismo di Cristante, che non ha, per caratteristiche, reattività e tempi del pressing adeguati. Mourinho sostituisce Zalewski con Vina e Shomurodov per Mkhitaryan, andando ad affiancare un attaccante vicino a Abraham,con Pellegrini che va in mezzo al campo con 3-5-2. Si infortuna Mancini, al suo posto Smalling e l imperativo dei giallorossi è di non farsi schiacciare e reggere bene nella zona davanti all’imbuto centrale dove nel frattempo Knutsen ha mandato ad agire Boniface (esce Espejord)e Mvuka(esce Koomson). Quando il risultato sembra reggere, una disattenzione fatale di Vina prima provoca un fallo gratuito e poi è decisivo nella deviazione su un pallone destinato a fondo campo, destino beffardo di un giocatore che in 9 mesi non è mai riuscito a trovare la benché cittadinanza presso la Dea fortuna, anzi perseguitato da una ria sorte matrigna implacabile.

Maurizio Rafaiani

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