Atalanta micidiale negli spazi, Roma fragile sul piano temperamentale

Redazione RN
18/04/2016 - 11:50

L’ANALISI TATTICA –  La Roma si complica nuovamente, dopo il pari interno col Bologna rimanegiato, la sua corsa alla zona Champions, contro un’Atalanta dal centrocampo inedito e incerottato. Con un 4-3-1-2 iniziale i giallorossi faticano a trovare fluidità di manovra, perché gli orobici costruiscono la loro gara in una fase difensiva attenta e di densità negli ultimi 30 metri, con D’Alessandro e Gomez che ripiegano sulla linea dei 3 centrocampisti, e ripartendo su Borriello o con traccianti ad uscire sui corridoi esterni dove proprio gli attaccanti possono distendersi negli spazi alle spalle dei difensori esterni giallorossi Rudiger e Digne, sempre in proiezione costante. La velocità degli attaccanti orobici consente di evitare che la Roma riesca a prendere campo e ad andare in forcing, allungandosi e perdendo ben presto le distanze sul terreno di gioco. Nonostante ciò i giallorossi trovano il doppio vantaggio, sfruttando qualche fraseggio ben riuscito e la velocità di Salah sempre pronto ad attaccare la profondità, ma l’Atalanta negli spazi è micidiale e in un ora di gioco ribalta la gara obbligando i giallorossi a ragionare e a buttare il cuore oltre l’ostacolo. Ma è proprio sotto l’aspetto temperamentale che la squadra ancora una volta cade in difetti antichi, giocando un secondo tempo poco lucido dove non da mai l’impressione di volere realmente ribaltare la gara nonostante la convinzione della sua guida tecnica, che provvede all’innesto di El Shaarawi passando al 4-2-3-1 e successivamente Totti, che ancora una volta risulterà decisivo.

Maurizio Rafaiani

 

SZCZESNY: viene fulminato sotto alla traversa su tutti i gol, impotente di fronte agli attaccanti avversari che prendono sistematicamente il tempo ai suoi compagni di difesa. Chiude lo specchio con un autentico miracolo al gol del 4 a 2 di Borriello che avrebbe chiuso la gara.

RUDIGER: opportunamente posizionato nella gara odierna come esterno difensivo perché più difensore rispetto a Florenzi, e quindi più in grado di contrastare la pericolosità di Gomez sia nelle situazioni di 1 contro 1 che sotto l aspetto della fisicità. Di contro però la squadra perde la qualità e i tempi di gioco dalle retrovie di Alessandro quando opera nella posizione di terzino. Nonostante ciò Gomez lo porta a spasso rifinendo poi al centro sia in occasione del primo che del terzo gol. Quando spinge lo fa con poca qualità e le sue assistenze dalle corsie sono approssimative

MANOLAS: cerca di gestirsi Borriello con Zukanovic, ma fin quando l’ex giallorosso non viaggia dalle sue parti non ci sono pericoli. Un unico errore, ma decisivo, nel duello con Borriello quando se lo perde in occasione del corner dal quale scaturisce il gol del pari. Si prende un giallo su Pinilla, ma nella giornata odierna non era facile per i difensori lavorare costantemente in campo aperto. Qualche difficoltà, ma non è una novità, quando deve palleggiare.

ZUKANOVIC: Borriello lo anticipa in ogni situazione, compresa l’occasione del gol del sorpasso, ma in generale la sua non eccelsa velocità lo mette in difficoltà in ogni momento della partita al cospetto dei veloci attaccanti avversari, che in campo aperto vanno a banchettare per 90 minuti, con D’Alessandro che gli prende il tempo in occasione della discussa ammonizione.

DIGNE: nella parte iniziale di gara viene isolato in fase offensiva dal modulo sulla corsia di sinistra, finché Perotti non comincia ad allargarsi verso la sua zona cominciando a lavorare con lui, e non a caso il gol nasce da un interscambio tra i due giocatori. Qualche buona diagonale, contiene D’Alessandro finché non capitola un attimo prima di uscire, proprio su una diagonale che ritarda per l’impasse che subisce dall’essere uscito dal campo per farsi soccorrere. Meno bene quando deve mettere traversoni importanti.

DE ROSSI: nonostante goda di libertà evidenti in fase di palleggio iniziale, non riesce a dare tempi importanti alla squadra, salvo qualche apertura”a memoria”per Dzeko, così come riesce ad essere poco utile ai centrali in fase difensiva, essendo la fase offensiva atalantina una gara di velocità per la quale Daniele non possiede le caratteristiche necessarie. Perde qualche pallone di troppo, ma forse la critica principale da muovergli è di non essere mai in grado di scuotere i compagni quando le cose precipitano.

FLORENZI: mezzala di centro-destra,la sua gara risalta meno del solito perché centralmente non ha spazi dove trovare modo di distendere il minimo indispensabile la sua corsa, per cui si limita ad appoggiare l’azione e cercare il palleggio, operazioni a lui poco consone. In fase difensiva non ha mai il tempo di ripiegare ad assistere Rudiger perché le ripartenze sugli esterni degli orobici sono fulminee.

NAINGGOLAN: gol a parte, non brilla particolarmente nelle operazioni di palleggio in mezzo al campo, così come recupera pochi palloni rispetto alle medie consuete. Non trova spazi dove infilarsi alle spalle di Dzeko partendo dalla posizione di mezz’ala perché l’Atalanta fa densità e inizialmente Perotti gli chiude certe linee di passaggio per il bosniaco. Non a caso trova spazio in occasione della semi-ripartenza del secondo gol giallorosso.

SALAH: assiste Nainggolan per l’illusorio doppio vantaggio, ma nel complesso più che allungare la linea avversaria resta la sensazione di incompiuto sia quando deve rifinire che decidere sulla lettura delle situazioni offensive. Raramente ripiega in fase difensiva, anche perché sostanzialmente agisce da seconda punta sul fronte di centro-destra.

PEROTTI: inizia giostrando alle spalle di Dzeko, impedendo alla squadra di occupare il campo in maniera omogenea come dovrebbe anche nella zona di centro-sinistra, poi quando si posiziona nella parte giusta manda Digne in gol, lavorando opportunamente. Resta uno dei pochi in grado di saltare l’uomo e creare superiorità numeriche che in una fase difensiva degli avversari così attenta diventa fondamentale. Fallisce qualche conclusione a rete in maniera troppo grossolana.

DZEKO: la sua utilità e presenza, volenti o nolenti, è necessaria. Semmai si può (giustamente e ferocemente) discutere la sua incapacità di essere cattivo e concreto sotto porta. In occasione del primo gol sposta un centrale difensivo dall imbuto centrale creando uno spazio per lo scambio tra Digne e Perotti, non prima di avere ricevuto e appoggiato di sponda con il francese. In occasione del secondo gol spedisce Salah in profondità, dove l’egiziano assisterà successivamente l’accorrente Nainggolan. Entra anche nel terzo gol, e la sua presenza in area c’è e libera comunque attenzioni per i compagni, come in occasione del gol di Totti. Inutile focalizzarsi sotto l’aspetto realizzativo, è ormai definitivamente assodato che la sua mancanza di determinazione e cattiveria pesino in maniera impietosa e decisiva sul suo giudizio finale.

PALMIERI: ingresso diligente, un’ora di gioco propositiva in fase offensiva, e apprezzabile in quella difensiva.

EL SHAARAWI: porta dentro alla gara i suoi guizzi, tentando fraseggi e giocate penetranti con gli interscambi coi compagni.

TOTTI: per la seconda gara consecutiva entra e salva squadra e compagni dalla sconfitta, poi assiste in maniera sublime Dzeko per il gol del possibile sorpasso. Cerca in tutte le maniere di ricacciare al mittente le operazioni di pensionamento in atto,con prestazioni dove sono i fatti di una sua presenza di peso evidente a farlo ritenere ancora in grado di dire la sua…

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  1. Le scomposte sviolinate a Totti come già troppe volte accadute hanno ricadute nefaste nello spogliatoio. Questa assurda divinizzazione di un calciatore ben lontano dai grandi prestigiatori del pallone ha sempre spaccato tifoseria e spogliatoio. Ora con i 39 anni del divo la cosa è davvero ancor più assurda e questo sito ha le sue responsabilità (voto ridicolo 7)

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