• Analisi Tattica. Pressing Atletico: un’ora di Roma, poi calo più mentale che fisico

    Redazione RN
    13/09/2017 - 9:10

    Analisi Tattica. Pressing Atletico: un’ora di Roma, poi calo più mentale che fisico

    ROMA – ATLETICO MADRID, L’ANALISI TATTICA – Esordio di Champions interlocutorio per i giallorossi, che per un’ora di gioco tengono testa ai più titolati avversari, impattando una gara in chiaroscuro, decisa solo dagli episodi – per fortuna degli uomini di Di Francesco -negativi per l’avversario. Una Roma dove ancora si fatica a intravedere, in fase offensiva, l’ impronta di calcio e il marchio di fabbrica che la sua guida tecnica vuole sviluppare e proporre, al fischio di inizio le idee e i propositi sono evidenti,e Carrasco fuori è tutto il rispetto e la paura che Simeone ha della Roma.

    MODULI E SVILUPPI DI GIOCODi Francesco sceglie la continuità, con il consueto 4-3-3 con le mezzali a piede invertito, e il rientrante Peres a battere la corsia di destra, mentre Simeone sceglie un 4-4-1-1,dove Koke esterno alto a sinistra vuole sfruttare le amnesie di Peres. L’Atletico alza molto da subito i terzini in sovrapposizione, con Koke che viene a giocare dentro al campo, e si stringe al centro in fase difensiva, mentre i terzini della Roma sono inizialmente timidi, e non riescono a dare ampiezza e spinta, relegando la squadra a un palleggio centrale che viene spesso inibito e soffocato alla fonte dal pressing asfissiante spagnolo.

    CRITICITÀ DELLA GARA DEI GIALLOROSSI – Il non riuscire a giocare e palleggiare sugli scarichi, diventa così la prima difficoltà di gara dei giallorossi, che quando giocano palla in avanti vedono l’Atletico chiudere sempre gli appoggi, con il portatore di palla sempre isolato, raddoppiato e triplicato dagli avversari, e la Roma che fatica ad accompagnare. Cosi come sugli esterni gli spagnoli chiudono sempre molto bene il passaggio lungo linea, obbligando la Roma per vie centrali, zona dove aggrediscono e poi ripartono. La troppa imprecisione nei passaggi,un palleggio che non prende quota, il muovere palla spesso troppo lento anche quando si trovano tempi e spazi di gioco è un altro deficit evidente della manovra dei giallorossi; Di Francesco prova a rimettere a posto le mezzali, e a chiedere ai terzini di accompagnare di più l’azione, ma il sottopalla degli spagnoli, coi reparti serrati, consente loro di limitare sempre i danni. Sugli esterni Defrel si fa prendere troppo alto da Filipe Luis, anziché attaccarlo alle spalle, tendendo a venire sempre incontro, mentre sull’out opposto è Perotti l’unico giocatore avanzato ispirato, capace di creare incursioni e superiorità numeriche. In alcune occasioni, la fase difensiva di Manolas (soprattutto) e i componenti della linea difensiva lasciano a desiderare, non marcano a uomo (evidentemente la lezione Icardi non è bastata) e sono Alisson e qualche errore di mira avversaria a consentire la porta inviolata. Gli spagnoli giocano con i 2 mediani spesso in verticale in fase di possesso, in modo che quando Nainngolan esce sul primo palleggio del primo mediano, mettono palla dentro al campo per l’altro mediano aprendosi così la giocata in profondità. Un altro giocatore importante per Simeone dentro alla gara è Vietto, che porta il primo pressing come un forsennato, indirizzando inizialmente il primo pallone in uscita, e il suo lavoro svolto in maniera impeccabile fa capire il suo impiego di serata. Poche fiammate per i giallorossi nella prima ora di gioco, e una quantità industriale di errori banali in palleggio, molti di questi in uscita, ne limitano oltre misura la pericolosità, che si riduce a recriminazioni per un rigore (netto) e alcune conclusioni nelle rare occasioni in cui raggiungono la linea di fondo per assistere ai giocatori a rimorchio che giungono dalle retrovie,con De Rossi che vorrebbe sdoppiarsi aldilà della sua opera di schermo alla linea difensiva.

    CALO PIU’ MENTALE CHE FISICO – Negli spagnoli esce Gabi, con Koke che va in mediana, e dopo un’ora di equilibrio dove risaltano più i meriti difensivi e ripartenza degli uomini di Simeone, che i demeriti giallorossi, e la Roma comincia a uscire gradualmente dalla gara, abbassandosi troppo, regalando campo e ancora palloni in uscita, difendendo passiva e solo di posizione. Le respinte e le seconde palle sono spesso degli spagnoli, e Di Francesco legge le difficoltà e l’atteggiamento passivo della squadra, sacrifica Defrel, e con Fazio porta la squadra a 3 centrali in un 3-5-1-1, con Perotti dietro al povero Dzeko, sempre più isolato. Se non altro la mossa consente densità nell’imbuto centrale verso la porta, e un uscire più alti con la palla verso Kolarov e Peres, per prendere velocità e campo,e paradossalmente il finale di gara consente ai giallorossi di respirare e prendere campo; Pellegrini ed El Shaarawy completano il tabellino con due ingressi non rilevanti nel contesto della gara.

    Per la Roma un risultato finale sicuramente importante, visto il valore dell’avversario e l’importanza della posta in palio, ma in troppi momenti ancora un senso di impotenza verso la massima competizione continentale. Apprezzabile la capacità di sofferenza e l’abnegazione dei giocatori scesi in campo; il potenziale della rosa è reale e notevole, ma la sensazione che il cammino sia ancora lungo è parsa evidente.

    Maurizio Rafaiani

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    1. Purtroppo io invece temo che il percorso champions sarà breve.Continuo a pensare che DiFra sia un integralista che non vuole indirizzare il progetto squadra in base agli elementi a disposizione, ma persegua un suo modello (zemaniano) a prescindere. Lo dimostra anche il finale di partita che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto essere di contenimento avendo sacrificato il solito inutile Defrel (neanche lontanissimo parente del rimpianto Salah) ed invece ha consentito alla Roma di rifiatare e riaffacciarsi nella metà campo Atletica. Meno male che non ha riproposto la cervellotica inzuppata di attaccanti.

    2. Mancano ancora schemi offensivi e, a parte iniziative personali, soprattutto a sinistra con Perotti e Kolarov, fanno emergere tutti i difetti di Dzeko che non è il centravanti che “fa reparto da solo”: lo ha detto anche lui stesso ieri sera !
      Manca un “regista” con i piedi buoni: ma provare ad inserire Gerson, magari dosandolo un po’ alla volta ?

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