Analisi Tattica. Juve aggressiva, la Roma soffre la fisicità ma cresce alla distanza

Redazione RN
24/12/2017 - 9:26

Analisi Tattica. Juve aggressiva, la Roma soffre la fisicità ma cresce alla distanza

JUVENTUS ROMA ANALISI TATTICA – Dopo l’eliminazione rocambolesca dalla Coppa Italia, la Roma segna il passo anche in campionato, ma l’esito dell’Allianz Stadium non ridimensiona ambizioni e spessore dei giallorossi, in gara fino al fischio finale, e che ancora una volta devono fare i conti con i pali (17esimo in stagione) e un’occasione incredibile di Schick all’ultimo giro di lancette.

MODULI E SVILUPPI DI GIOCO – Entrambi gli allenatori scelgono il 4-3-3, consolidato negli interpreti di maggior esperienza e spessore per Di Francesco, strategico per Allegri, con un centrocampo muscolare (Matuidi e Khedira)  proteggere il palleggio di Pjanic, e Cuadrado in assistenza su Barzagli nel gestire in fase difensiva la catena di sinistra giallorossa.

ROMA AGGRESSIVA – Come previsto la Roma va in pressione alta, e la Juventus lascia per larghi tratti che sia proprio la Roma a fare la gara mantenendo il pallino del gioco e l’iniziativa, perché l’intento evidente degli uomini di Allegri è di attuare un sottopalla molto marcato, con tutti gli effettivi, e ripartire negli spazi che l’atteggiamento tattico della linea difensiva giallorossa consente alle proprie spalle, mentre in mezzo al campo De Rossi e Pjanic si attenzionano a tratti, anche se non ci sono duelli significativi nella serata. La Roma in pressione obbliga la Juventus ad uscire col palleggio, che i bianconeri sanno gestire con ordine, con l’opzione ulteriore del rilancio per l’appoggio aereo su Mandzukic, grazie alle qualità di Scszesny nel gioco di piede.

LA FISICITÀ BIANCONERA – Nonostante il quadro tattico della gara sembra delineato, la Roma non riesce a disporre dell’avversario come potrebbe, perché con grande difficoltà non riesce a gestire palla negli ultimi 25 metri, dove subisce la fisicità e a aggressività nei duelli individuali. La Roma non trova grandi spazi e in funzione di ciò non riesce a muovere palla velocemente, il portatore di palla giallorosso viene sempre isolato e obbligato all’azione personale, e l’aggressività e fisicità nei corpo a corpo dei giocatori bianconeri stronca sul nascere ogni tentativo di accelerazione, sporcando le traiettorie e le linee di passaggio, provocando imprecisione nei passaggi e rifiniture. In più la Roma, stazionando comunque nella metà campo juventina, deve fare altresì attenzione nei tempi del pressing perché, come a Napoli, la Juventus non la butta mai via e riuscendo ad uscire in palleggio dal primo pressing, si apre spazi per le ripartenze.

L’ERRORE DECISIVO – Come col Torino, ancora una volta è una disfunzione difensiva a consentire a Benatia di portare in vantaggio i suoi, con Fazio che per ben 3 volte non è reattivo nella situazione, con troppa passività generale in occasione del corner decisivo.

REAZIONE – La Roma ha il merito di non subire il contraccolpo, e con El Shaarawy va vicina al pari, riuscendo gradualmente a raggiungere bene Dzeko, che comincia a tirarsi fuori dalla morsa dei centrali e riuscendo a gestire con qualche tempo di gioco in più la palla. I giallorossi sono comunque in partita e il secondo tempo si preannuncia interessante.

RIMPIANTI – Dopo alcuni minuti interlocutori e poco convinti, la Roma vive una ripresa in un crescendo che anche grazie all’ingresso di Schick ne aumenta in maniera esponenziale il potenziale offensivo. A dire il vero qualche disfunzione sulla catena di sinistra esiste, dove Perotti va a giocare troppo dentro al campo, isolando di fatto Kolarov che non riesce ad attaccare Barzagli, perché Cuadrado è sempre puntuale nel ripiegamento e nel raddoppio, e la sua fase difensiva limita i danni nella serata. Dopo il salvataggio della catena di sinistra da parte di El Shaarawy, che ricrea i presupposti offensivi, prima di uscire per fare posto a Schick, anche Perotti (che nel frattempo si è spostato a destra) e Florenzi cominciano a trovare sbocchi costanti alla manovra. La palla ora si muove più velocemente, la Juventus è stanca, e la Roma prova a forzare di più qualche giocata dentro, andando con le mezzali e Schick a giocare dietro a Dzeko, a caccia di seconde palle. Non ci sono più quindi contrasti e situazioni di corpo a corpo, e con Pellegrini per Strootman la Roma cerca l’assalto finale anche con gli inserimenti da dietro la linea della palla. In uno di questi Florenzi coglie il 17esimo palo stagionale. Allegri sostituisce lo stanco Cuadrado con Bernardeschi, nel tentativo di trovare una ripartenza che chiuda la gara, mentre con Marchisio compatta la mediana. Con Under (per De Rossi) a destra e Perotti che ritorna a sinistra la Roma finisce col 4-2-3-1, con Schick e Dzeko centrali, e con varie situazioni che alimentano, al fischio finale, l’ennesimo scontro diretto stagionale colmo di rimpianti.

Maurizio Rafaiani

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  1. Non vorrei che ora si piombasse in una depressione tipica… dai ieri la Juve ha giocato megio il primo tempo e meritava il vantaggio. Nella ripresa siamo cresciuti e potevamo girarla, comunque avremmo meritato almeno un pari.
    Peccato per l’approccio troppo timido e timoroso e il mancato pari alla fine, che serva da lezione per il futuro (nei prossimi scontro diretti). Ci vuole più cattiveria e agonismo per queste partite (che secondo me si vincono sui duelli individuali).
    Buon Natale a tutti, daje Roma!

  2. I rimpianti non fanno punti. Restando nell’analisi, dico che la Roma, specie a centrocampo, ha difficoltà nel giro palla, alquanto macchinoso e lento, dando all’avversario tutto il tempo di posizionarsi al meglio. La difesa alta può mettere in difficoltà gli avversari, ma anche la nostra squadra se si traduce in un ingolfamento sterile, favorito anche dalla staticità degli interpreti, senza tagli e imbucate improvvisi e senza assist validi. Il nostro centrocampo in particolare risulta forte, ma alquanto grezzo e pesante. Vedo un DDR sempre più difensore; Strootman in evidente involuzione, quasi del tutto immemore di iniziative creative; il Nina troppo spesso spaesato e invischiato dalle affettuose attenzioni degli avversari. Credo che DiFra dovrebbe impegnarsi di più per decifrare la gara in atto per trovare alternative atte a migliorare l’efficacia della squadra nostra.

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